Resilienza e il mito del sogno: tra coraggio e realtà
"Tutti i sogni possono diventare realtà, se solo abbiamo il coraggio di inseguirli".
Questo diceva Walt Disney, l’uomo che ha trasformato un topo in un impero. Una frase che oggi si trova ovunque: nei corridoi aziendali, nei post motivazionali, nei discorsi dei manager che non hanno mai fatto un giorno di fatica vera. Ma è vera?
La realtà, quella che non si disegna con le matite colorate è un’altra. È fatta di ostacoli, di porte chiuse, di sogni che si infrangono contro il muro della necessità. È fatta di gente che il coraggio ce l’ha ma non basta perché il mondo non è un cartone animato: è un campo di battaglia.
La resilienza invece non promette nulla. Non dice che i sogni si avvereranno ma dice solo che bisogna resistere. Dice che quando tutto crolla si può restare in piedi. È una virtù silenziosa senza effetti speciali. È il contrario della retorica del successo. È la forza di chi non ha scelta.
Ma attenzione: senza perseveranza, la resilienza è solo una parola vuota e senza oggettività diventa masochismo ed auto-distruzione.
Continuare a resistere in un contesto che non cambia, che non ascolta, che non evolve, non è resilienza: è accanimento. È il lavoratore che si consuma per un’azienda che lo ignora. È l’atleta che si spinge oltre il limite e si infortuna. È il sogno che diventa ossessione.
La resilienza vera è fatta di coraggio ma anche di lucidità. Di sapere quando insistere e quando cambiare strada. Di capire che non tutti i sogni si realizzano, ma che vale comunque la pena inseguirli, se il contesto lo permette, se il terreno è fertile, se il prezzo non è la propria salute psicofisica.
E’ soprattutto l’avere il coraggio di fermarsi, di dire “basta” quando il sogno si è trasformato in trappola. Di riconoscere che la dignità non sta solo nel resistere ma anche nel sapersi ritirare.
In questo senso la frase di Disney ha un punto di contatto con la resilienza: il coraggio di inseguire. Ma deve essere un coraggio consapevole, non cieco. Un coraggio che sa leggere la realtà e che sa adattarsi, che sa dire “non è più il momento”.
Nel mondo del lavoro, nel mondo dello sport, nella vita, la resilienza non è quella dell’eroe che resiste a tutto ma sarà quella dell’individuo che sa scegliere, che discernere, che agisce con intelligenza emotiva. Sarà il nuovo target: non il più forte, ma il più consapevole.
Colui o colei che ha il coraggio di andare avanti. Colui o colei che ha il coraggio di fermarsi. Colui o colei che si adatta meglio ai cambiamenti.
Come scriveva Darwin nel 1859:
“Non sopravvive la specie più forte o intelligente, ma quella che si adatta meglio ai cambiamenti ambientali”.