This is a space for free thoughts. I write what I think, what I see, and what I feel. Freestyle ideas that hit me while I’m in the subway, arguing with colleagues, showering, or sprinting through the countryside at 4:40 per kilometer (releasing more endorphins than a Colombian narcotics distillery).
I try to be polite even if my humor is politically incorrect. These are my ideas and opinion. You can read them. You might like them. You might hate them. You can approve them. Or not.
Frankly, I don’t give a damn (Gone with the Wind, citation mandatory).
P.S. For semantic reasons I write in Italian.
Tommaso e lo Spirito del Cappotto
Tommaso aveva dieci anni e la testa piena di pensieri trafficati. Dentro il suo cervello correvano treni, biciclette, cavalli al galoppo e nuvole smarrite in cerca di qualche destinazione. I capelli erano una rivolta contro il pettine, gli occhi due porte aperte sull’universo e le lentiggini una mappa astronomica.
Ma ogni sera succedeva la stessa magia: il sole si ritirava come un vecchio tram stanco e nelle fessure della stanza si infilava il buio e Tommaso, coraggioso come un soldatino di gelatina, si rifugiava sotto le coperte.
Il palindromo dell’anima: la danza immobile delle relazioni
C’è un quadrato inciso su pietre antiche, un enigma che attraversa i secoli: SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS. Lo leggi da sinistra a destra, dall’alto in basso e il senso non cambia. È un labirinto perfetto ma che ti riporta sempre al punto di partenza, non ti perdi mai ma ti disorienta. Un palindromo che sembra raccontare la nostra condizione, oggi più che mai.
Manuale di sopravvivenza per frutti non convenzionali
L’essere umano non è una mela. Troppo levigata, troppo Cupertino Style e qualcuno preferisce il sistema Android. Non è nemmeno una banana. Troppo lineare, troppo pop art. Non è un limone per carità: l’acidità è roba da giornate storte. Forse, se proprio vogliamo giocare con la frutta potremmo azzardare un’arancia: sferica ma non perfetta, ha la buccia ruvida, aspra, imprevedibile, ti schizza addosso e ti lascia quell’odore che sa un po’ di appiccicoso. Ma io se devo scegliere scelgo l’ananas.
Ho più Veleno io in corpo di un Cobra: Sti Caxxi!
“Ho più veleno io in corpo di un cobra”. Non è solo una frase ma è la fotografia di molti ambienti lavorativi perché il veleno, nel mondo del lavoro, non è nelle zanne, negli artigli o in qualche pungiglione ma è nei sorrisi di circostanza, nei feedback “costruttivi” che ti demoliscono, nelle riunioni fatte “per allinearsi”.
Diversamente strani, sbagliati ma felici
Qualche mese fa mi hanno invitato ad un “Job Day” durante una giornata di orientamento professionale. Aula magna, ragazzi in fila, sguardi incerti, qualcuno con gli auricolari: diremmo il solito scenario. Ma non è mai davvero “il solito” se ci si ferma a guardare con più attenzione.
Davanti a loro ho parlato di me. O meglio, di quelli come me. Anzi, di quelli che erano con me. Tutti diversi, tutti “strani”. Ma cosa significa esattamente, “strano”? Michel Foucault, che non era certo uno che parlava per slogan, diceva che la normalità è una forma di controllo, insomma un modo elegante per stabilire chi sta dentro e chi sta fuori.
La solitudine dei manager che si svegliano Churchill e vanno a dormire come Mr Bean
C’è una solitudine che non fa rumore, non urla, non sbraita, non si lamenta ma c’è. E pesa. È la solitudine dei manager, quelli che si svegliano al mattino convinti di essere Churchill ma che alla sera si scoprono Mr Bean. Con meno carisma, meno strategia, e più goffaggine ma con lo stesso completo grigio.
Turnover, scazzi e manager in limbo: cronaca di un’azienda che non comunica
"So di essere di altezza media, ma non vedo giganti intorno a me".
Giulio Andreotti, che di giganti ne ha visti passare più di un casting per “Il Grande Fratello” aveva già capito tutto. Oggi in certe aziende questa frase suona come una condanna definitiva perché il problema non è l’altezza ma la vista corta. E non quella da oculista ma quella manageriale.
Resilienza e il mito del sogno: tra coraggio e realtà
"Tutti i sogni possono diventare realtà, se solo abbiamo il coraggio di inseguirli".
Questo diceva Walt Disney, l’uomo che ha trasformato un topo in un impero. Una frase che oggi si trova ovunque: nei corridoi aziendali, nei post motivazionali, nei discorsi dei manager che non fanno fatica neanche nel prendersi un caffè. Ma è vera?
Il gaslighting sul lavoro e l’arte di confondere (con bonus fiscale incluso)
C’è una forma di violenza che non lascia lividi, ma svuota. Non urla, ma sussurra. Non aggredisce, ma insinua. Si chiama gaslighting, e nel mondo del lavoro è diventato una specie di sport nazionale, praticato con la stessa disinvoltura con cui si inoltra una mail in copia conoscenza.
Il Surrealismo dei Beatles!
C’è un luogo che non esiste, eppure tutti ci siamo stati almeno una volta. Non ha confini e né tempo. È un giardino che profuma di malinconia e di sogni infantili. Si chiama Strawberry Field e non è solo una canzone. È un’idea. Un’utopia. Un frammento di memoria che Lennon ha trasformato in poesia sonora.
Coltivare talenti: la resilienza lavorativa tra terra e serra
In un mondo che cambia con la velocità di un algoritmo la resilienza delle persone in ambito lavorativo è diventata una virtù silenziosa, spesso invisibile, ma decisiva. Non si tratta solo di resistere alle pressioni ma di trovare il proprio terreno fertile, il clima giusto, il tempo necessario per fiorire. Come i frutti della terra, anche i professionisti hanno bisogno di condizioni specifiche per maturare. E quando queste condizioni mancano il rischio non è l’incompetenza, ma l’invisibilità.
Er mulo e l’opinione del prossimo
C’era ‘na vorta, su pe’ la montagna,
un fattore che viveva co’ ‘na cuccagna:
c’aveva un mulo, bello, forte e sano,
che je portava er peso come un cristiano.
La gocciolina d’acqua ed il mare
In una tiepida alba di primavera, quando i primi raggi di luce iniziavano ad illuminare il bosco una bella goccia di rugiada si svegliò sulla più bella rosa del campo. Era brillante e sulla sua perfezione si specchiavano tutti i più belli colori del mondo e la gocciolina si gonfiava della sua effimera bellezza. Era così ingenua da pensare che tutto quello che si specchiasse sulla sua superficie fosse in realtà dentro di lei.

