Tommaso e lo Spirito del Cappotto
Tommaso aveva dieci anni e la testa piena di pensieri trafficati. Dentro il suo cervello correvano treni, biciclette, cavalli al galoppo e nuvole smarrite in cerca di qualche destinazione. I capelli erano una rivolta contro il pettine, gli occhi due porte aperte sull’universo e le lentiggini una mappa astronomica.
Ma ogni sera succedeva la stessa magia: il sole si ritirava come un vecchio tram stanco e nelle fessure della stanza si infilava il buio e Tommaso, coraggioso come un soldatino di gelatina, si rifugiava sotto le coperte. Le gambe volevano rotolarsi nella morbidezza delle lenzuola ma rimanevano immobili e dritte come binari. Il respiro diventava silenzioso e le orecchie due radar puntati verso il cosmo infinito pronte a captare segnali alieni.… anzi no….ogni scricchiolio dell’armadio.
Già, l’Armadio.
Quell’enorme bestia di legno marrone con due occhi di ottone lucido e un respiro che se ascoltavi bene sembrava proprio umano. Lì dentro, Tommaso ne era certo, abitava lo Spirito del Cappotto.
Con la luce accesa i sogni restano chiusi nell’armadio! Diceva la mamma. Ma chi ci crede ai grandi? Loro dormono senza paure, senza mostri, senza fantasia.
E Tommaso pensava: E allora ciao sogni, restate pure chiusi con il Cappotto assassino!
Una sera accade l’impensabile.
Scric… scric… scric…
Chi è? Fece Tommaso con la voce sottile come una ragnatela.
E una voce soffiata rispose:
Chi vuoi che sia… Sono io… il Cappotto, ma non sono assassino!
Dal buio si staccò una figura morbida e lunga come i lampioni avvolti dalla nebbia. Il Cappotto di papà si mise a camminare con l’eleganza di un vecchio pinguino aristocratico e le maniche si allungarono verso di me per accarezzare e prendermi per mano.
Non aver paura, disse, con un tono rassicurante, non sono cattivo. Sono lo Spirito del Buio. Io custodisco i segreti delle persone speciali e tu sei speciale.
Tommaso deglutì tutta la paura.
Io? Ma se io ho paura del buio e delle ombre!
Il Cappotto accennò ad una risata di velluto che profumava di armadio antico e rispose:
È proprio questo il segreto: le paure sono finestre spalancate sull’anima. Tu ne hai così tante che sembri un palazzo di vetro sospeso tra le nuvole. Ogni paura è un balcone sospeso nel cielo da cui si affaccia un pensiero con il cappello storto, un gatto che gioca con le nuvole e un palloncino che rincorre la luna. Allora il cuore si accende come una città di notte: mille finestre luminose, ombre che ballano il valzer dei segreti e persino il vento, curioso come un ladro gentile, si ferma a spiare tra le tende dei sogni.
Lentamente il cappotto aprì il suo interno come si apre un sipario con la dolcezza di un gesto materno: dentro non c’erano stoffe ma una strada di stelle e di respiri luminosi.
Vieni, disse, ti porto in un posto dove le ombre raccontano storie che in nessun altro posto potrai ascoltare.
Tommaso esitò ma poi si aggrappò alla stoffa morbida, lentamente ci infilò la testa, poi tutto se stesso, e si ritrovò in un mondo di segreti che fanno il solletico.
Camminarono insieme: il Cappotto ondeggiava come una vela, Tommaso sentiva il cuore battere forte.
Vide alberi fatti di ombre, case di luce fioca e bambini che giocavano con il buio come fosse pongo.
Vedi? Disse il Cappotto, Qui la paura diventa fantasia. Ogni ombra è una storia, ogni silenzio è una musica.
C’erano i Calzini Spaiati che ballavano il valzer, la Lampada Sbadigliona che cercava di dormire accesa e il Cuscino Poeta che recitava versi morbidi come brioche appena sfornate:
Nel buio trovo il mio chiarore, nel silenzio il mio rumore.
Basta rime! Urlò Ombra Burlona che faceva scherzi a tutti. Giochiamo a salto-ombra!
Ridevano, cadevano, volavano. La Sedia Filosofa fece la sua comparsa e disse con gravità da teatro:
Il buio è solo luce in ferie.
Ma il Calzino Arcobaleno la buttò giù ridendo:
E tu sei solo un letto mancato!
Tommaso rise. Rise come non rideva da tanto tempo. Il buio non era più cattivo: era pieno di amici, di voci matte, di ombre generose.
Il Cappotto si avvicinò e gli mise in tasca tre stelle di luce invisibile.
Prendi, per quando il buio tornerà e non sarà soltanto quello che spegne i lampioni. Ci sarà un’ombra che riempirà corridoi vuoti ma tu tienili sempre stretti a te. Non dimenticare mai che dentro di te c’è il cielo, un cielo che ride di nuvole buffe, che nasconde aquiloni smarriti e lune distratte, un cielo che sa inventare stelle anche quando la notte fa finta di averle spente tutte.
Tommaso ritornò a malincuore nel suo lettino senza più coprirsi fino alla testa, spense la lampada, si addormentò. Il buio entrò ma non faceva paura, si mise comodo ai piedi del letto come un vecchio amico per a raccontare la favola della buonanotte.
Da quella notte Tommaso non ebbe più paura dell’armadio perché sapeva che là dentro, tra le pieghe dei cappotti e le cerniere dei sogni non si nascondeva un mostro ma il più strano dei tesori: la fantasia. Quella che fa ballare le ombre come ballerine scoordinate, che trasforma il buio in cioccolato fondente e che, se la chiami piano, ti risponde con la voce di un gatto che racconta barzellette.

