This is a space for free thoughts. I write what I think, what I see, and what I feel. Freestyle ideas that hit me while I’m in the subway, arguing with colleagues, showering, or sprinting through the countryside at 4:40 per kilometer (releasing more endorphins than a Colombian narcotics distillery).
I try to be polite even if my humor is politically incorrect. These are my ideas and opinion. You can read them. You might like them. You might hate them. You can approve them. Or not.
Frankly, I don’t give a damn (Gone with the Wind, citation mandatory).
P.S. For semantic reasons I write in Italian.
Diversamente strani, sbagliati ma felici
Qualche mese fa mi hanno invitato ad un “Job Day” durante una giornata di orientamento professionale. Aula magna, ragazzi in fila, sguardi incerti, qualcuno con gli auricolari: diremmo il solito scenario. Ma non è mai davvero “il solito” se ci si ferma a guardare con più attenzione.
Davanti a loro ho parlato di me. O meglio, di quelli come me. Anzi, di quelli che erano con me. Tutti diversi, tutti “strani”. Ma cosa significa esattamente, “strano”? Michel Foucault, che non era certo uno che parlava per slogan, diceva che la normalità è una forma di controllo, insomma un modo elegante per stabilire chi sta dentro e chi sta fuori.
Turnover, scazzi e manager in limbo: cronaca di un’azienda che non comunica
"So di essere di altezza media, ma non vedo giganti intorno a me".
Giulio Andreotti, che di giganti ne ha visti passare più di un casting per “Il Grande Fratello” aveva già capito tutto. Oggi in certe aziende questa frase suona come una condanna definitiva perché il problema non è l’altezza ma la vista corta. E non quella da oculista ma quella manageriale.

